L’arte rivela le origini del vino

E’ l’arte, attraverso la rappresentazione visiva, a svelarci le origini preistoriche della storia del vino.

Il particolare rapporto e attrazione tra questi due mondi, arte e vino, dalla loro comparsa ad oggi, continua ad arricchirsi di scambi e contaminazioni: dalle rappresentazioni visive del contenuto di bicchieri e bottiglie ad installazioni ed eventi artistici in cantina.

E’ stata l’arte a svelarci le prime storie di utilizzo del vino perché l’arte ha da sempre raccontato scene di vita, quello che per noi è arte paleolitica per l’uomo primitivo è un modo di comunicare e invocare. 

Le prime occasioni di utilizzo del vino si devono al suo potere alcolico: gli antichi popoli riconoscono un doppio valore a questa bevanda adottandola sia nella loro alimentazione per gli effetti inebrianti, sia come conservante nella preparazione di cibi. Per queste stesse capacità di conservazione, date dall’alcol e dai tannini, gli antichi egizi adottano i derivati del vino per le fasi di mummificazione al fine di rallentare la putrefazione dei corpi dei faraoni.

Le prime tracce di prodotti da premitura di uve sono i ritrovamenti paloebotanci di fecce di vino che, se impastato a gomma, veniva usato come inchiostro per le scritture egizie.

Tra le prime scene di consumo del vino troviamo la rappresentazione mesopotamica del rilievo in calcare di Ur-Nanshe, re di Lagash risalente al 2500 a.C., una stele in cui, uomini rappresentati con corpo frontale e voltosi profilo, impegnati nella vendemmia ed intenti a servire e bere vino in coppe abbozzate.

Oltre al racconto di scene di vita e lavoro quotidiano importanti sono le scene con valore propiziatorio e augurale: i popoli egizi attribuiscono al vino un valore mistico tanto da sperare di poterne godere anche nell’aldilà; è per questo che le tombe dei principi hanno, nel corredo funebre e sulle decorazioni augurali, riferimenti al vino, come nel caso delle raffigurazioni dei cicli parietali nella Tomba di Nakht a Luxor – Egitto ca 1550 a.C. o nel caso dei 200 vinaccioli di vitis vinifera rinvenuti, nella Tomba di Matelica, assieme ad armi, scettri e altri oggetti per il prezioso corredo del giovane Principe Piceno risalenti all’VIII -VII sec a.C.. 

Ma i reperti che più ci inoltrano in un mondo avvezzo all’uso del vino sono le decorazioni dei Crateri adottati durante i simposio greco-etruschi e gli affreschi pompeiani raffiguranti scene di conviviali e banchetti. I magazzini di stoccaggio di anfore sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. a Pompei, inoltre, ci mostrano una città organizzata per grandi scambi commerciali di vino di qualità superiore. 

L’arte ha raccontato l’uso quotidiano di questa bevanda misteriosa e affascinante; il vino si è messo a servizio di racconti sottili e di scene mitologiche. Oggi è l’arte a mettersi a servizio del racconto di storie di vini, cantine e territori mentre i vino coinvolge. Il racconto di vini, di storie di uomini e territori di vino è sempre legata alla degustazione, che avvenga in cantina durante eventi o in enoteca, l’accessorio fondamentale è il calice da vino, come il calice Wine 53cl Refine di Nude, in vetro cristallino trasparente studiato per l’esaltazione dei colori, la cassa della coppa contribuisce allo sviluppo degli aromi del vino.