Verdicchio di Matelica in I Meravigliosi di Bormioli Luigi

Verdicchio è l’espressione enologica antica e sempre attuale del territorio marchigiano, dal caratteristico profumo delicato, è un vino armonico, secco, sapido, con retrogusto gradevolmente ammandorlato, e inconfondibile colore paglierino tenue con sfumature verdoline. 

La DOCG comprende “Verdicchio di Matelica” – “Verdicchio di Matelica Spumante ” e “Verdicchio di Matelica Passito”

Viene prodotta da uve di Verdicchio per almeno l’85% e, per il restante, si possono scegliere uve a bacca bianca allevate, vinificate, invecchiare e imbottigliate sul territorio di alcuni comuni interni, lontani dagli effetti marini, della fascia altocollinare marchigiana caratterizzati da inverni freddi ed estati calde, della provincia di Macerata, tra cui Matelica che gli da i natali del nome, e altri comuni della provincia di Ancona come Fabriano. 

Il Verdicchio di Matelica Docg ha una gradazione contenuta: 11% vol. per il Verdicchio di Matelica; 9% vol. per il Verdicchio di Matelica Spumante; 24% vol. per il Verdicchio di Matelica Passito. 

Prima di essere ammesso al consumo il Verdicchio di Matelica Docg deve invecchiare almeno 18 mesi. Particolarmente chiuso in gioventù dopo la fase malolattica, il verdicchio di Matelica, riesce a diventare pieno, corposo, complesso, con profumi terziari importanti. I calici di Vino Calice C504 Oaked Chardonnay della linea I Meravigliosi di Bormioli Luigi riescono a rilevare tutta la complessità olfattiva dal miele alle mandole, dal cedro al minerale.  I calici della linea I Meravigliosi sono realizzati in vetro soffiato ultra leggero, sono caratterizzati da coppe con ampia camera di ossigenazione dal fondo piatto che creano turbolenze nella decantazione dei liquidi; realizzati in vetro sonoro superiore con bordi ultra sottili, con gambo tirato ultra sottile rinforzato.

La valle di Matelica fu colonia romana e vanta una storia enologica millenaria, ne è testimonianza il ritrovamento di 200 semi di vinaccioli perfettamente conservati tra il corredo funebre del Principe Piceno rinvenuta nel centro dubitato di Matelica, un giovane e valoroso condottiero italico, a cui fu dato in dote per l’aldilà, oltre alle sue spade e armamenti, grappoli di uva per ben godere della vita ultraterrena. Anche Plinio, Varrone  e Catone hanno lasciato testimonianza della qualità delle uve coltivate sulle bere fertili Picene in epoca romana. 

Nel periodo medievale si sviluppa in zona il vigneto con viti maritate agli alberi di acero per non sprecare terreno. 

Con il passaggio dalla Signoria allo stato della Chiesa, fu risvegliata l’attività agricola grazie alla presenza di monasteri dove la viticoltura trova fortuna tra Nobili e Clero, e presto anche tra gente comune. 

Dopo le fatiche per risollevarsi dai danni dell’oidio, della peronospora e della fillossera negli scorsi anni 50, la viticoltura marchigiana e del verdicchio ha trovato spinta grazie alla lungimiranza di imprenditori e politiche agricole.  

Tra le sfide più interessanti del Verdicchio di Matelica c’è la produzione in passito e la  spumantizzazione con metodi antichi dello “spumante fatto in casa” con la rifermentazione innescata dall’aggiunta in bottiglia di mosto o zuccheroassieme ad un chicco di orzo. 

Nella regione Marche titanico è il confronto tra il Verdicchio di Matelica e il Verdicchio di Jesi: stesso vitigno; due evoluzioni e prodotti eccellenti ma distanti.